Quando il romanzo supera se stesso
pillola di Alice Pirotta e Margherita Cipolla
Mosca, inizio ‘800.
Lev Tolstoj (1828-1910)
In questa fredda città nascevano due dei più grandi scrittori di tutti i tempi, che hanno rivoluzionato la narrativa europea: Tolstoj e Dostoevskij.
Questi due grandi autori hanno da sempre affascinato la critica mondiale e risultano molto interessanti per quanto riguarda i temi trattati, le loro riflessioni e la nuova concezione di uomo.
Abbiamo avuto il piacere di ascoltare la professoressa Ghidini durante il percorso Romanzo e romanzi, che ci ha fatto apprezzare l’eccezionale novità e bellezza di opere come Guerra e Pace e Anna Karenina.
Se ci volete seguire oltre, potrete leggere la breve recensione che abbiamo fatto per voi dell’incontro. Speriamo vi piaccia e vi sia utile per un prossimo futuro.
La professoressa Ghidini ha preso in considerazione in primo luogo l’opera più celebre di Tolstoj, Guerra e Pace, scritta fra il 1863 e il 1869; considerato da sempre come uno dei romanzi più importanti della storia della letteratura, quest’opera è stata definita dall’autore stesso non come un romanzo, ma come un semplice libro, in cui egli afferma di aver oltrepassato la struttura della fiction, mantenendo come soggetto la figura umana. Egli, infatti, era dell’idea che non si potesse chiudere entro le mura di uno schema così rigido come quello del romanzo l’immensa varietà delle vicende umane, ognuna unica nel suo genere. Di conseguenza i personaggi in Guerra e Pace continuano a vivere oltre il romanzo, non hanno un inizio né una fine, “sfondano” i limiti del libro e sono inseriti all’interno di una realtà quotidiana.
Partendo dalle affermazioni dello stesso Tolstoj, Henry James, critico letterario statunitense, ha definito Guerra e Pace come un “budino molliccio”, riferendosi alla consapevolezza dell’autore di non aver scritto un vero e proprio romanzo.
I romanzi di Dostoevskij invece seguono il canone della tragedia classica, rientrano dunque in un’unità di spazio e di tempo, e la contemporaneità degli eventi narrati fa coesistere i personaggi in uno stesso istante. Il suo stile di scrittura è poco curato e contorto, tuttavia questa è una precisa scelta dell’autore improntata a rendere il moto vorticoso delle vicende. Nei suoi romanzi emerge spesso l’elemento autobiografico, in particolare il riferimento alla condanna ai lavori forzati in Siberia, che ritroviamo ne L’Idiota e in Delitto e Castigo, e attribuisce ad alcuni personaggi dei tratti della sua vicenda personale, caratterizzata da diversi eventi traumatici, come ad esempio l’esecuzione mancata della propria condanna a morte. Ciò rende i romanzi più realistici.
Dostoevskij sostiene infatti che la realtà sia più fantastica della fantasia e più letteraria della letteratura.
Salta subito all’occhio la notevole differenza con Tolstoj: il protagonista non è più il quotidiano ma l’eccezionale.
Tolstoj e Dostoevskij, seppur in maniera diversa, cercano di raccontare storie che vadano oltre le pagine del libro, restrittive rispetto all’universale dell’uomo: il primo prende in considerazione la totalità delle vite umane, basate su un ciclico ripetersi delle stesse esperienze, il secondo invece cerca di spiegare l’universale partendo dalla descrizione di momenti particolari.
Data la diversità degli autori, non è possibile racchiudere le loro opere nell’unico termine “romanzo”, che non è in grado di comprendere al suo interno tutte le sfaccettature dei loro scritti.